Un'esperienza di animazione teatrale con ragazzi diversamente abili 

Intervento su IL MISTERO DI SIR PERCIVAL nel corso di una serie di lezioni 

di aggiornamento per insegnanti sul tema mimo, musica e movimento

 presso il I Circolo didattico di Napoli

a cura di Gaetano Vergara

26 dicembre 1991 


Durante questa ora che Francesco Silvestri mi ha messo a di disposizione vi parlerò di una serie di esperienze di animazione teatrale che sono tuttora [mi riferivo al 1991, NdA] in atto nell'Istituto Tropeano, un centro psicopedagogico che ospita un centinaio di handicappati mentali di diversa gravità in un istituto di Ponticelli - come dire l'emarginazione nell'emarginazione.

L'intervento di animazione è cominciato in questo centro oltre 10 anni fa, utilizzando come primo approccio gioco e musica. Nel 1981 si è avuta la prima sortita fuori dalle mura dell'istituto con una parata-spettacolo che ha rappresentato anche la prima occasione di incontro e scambio con la realtà e la gente di Ponticelli.

Solo in un secondo momento quando i ragazzi avevano acquisito un certo numero di tecniche e una certa consapevolezza del mezzo teatrale, si è pensato alla realizzazione di veri e propri spettacoli da portare in giro nei teatri e nelle scuole. 

È nata così una sorta di compagnia-spettacolo che ha portato le proprie esperienze anche in rassegne qualificate come Il Teatro dei Ragazzi, Il Festival Internazionale del Teatro per Ragazzi di Battipaglia, Primi. Applausi e, da ultimo, la Fiera del Fantastico - attraverso cui i ragazzi del Tropeano hanno potuto recitare la scorsa stagione al Teatro Cilea. Sempre nell'ambito della Fiera del Fantastico, saremo poi dal 24 al 26 gennaio al Teatro dell' Edenlandia e a marzo al Teatro di Castellammare.

Durante il mio intervento sarò supportato da alcune immagini tratte dall'ultimo spettacolo di questa. "strana" compagnia diretta da Antonio Seller e Pasquale Recano e composta da 18 ragazzi e 5 o 6 operatori, tra cui gli stessi Pasquale Recano, Antonio Seller e me stesso.

La visione di queste scene dimostrerà con l'evidenza delle immagini come sia possibile far recitare e comuni care persone con gravi disagi psichici e spesso anche con difficoltà loco-motorie, creando un prodotto interessante e fruibile a diversi livelli.

Credo che la cosa possa risultare particolarmente significativa in questo contesto, in quanto molti di questi risultati sono stati raggiunti proprio grazie ad un uso mirato della mimica, del movimento e di tutto quanto passa sotto il nome di "linguaggio non verbale": scenografia, colori, musica, danza, gestualità, maschere e costumi. Inoltre, reputo che un'esperienza limi te di questo tipo possa offrire spunti interessanti anche per interventi di animazione da attuare nelle scuole con bambini cosiddetti "normali".

Passiamo, dunque, all'esame da alcune scene di questo spettacolo.

Lo spettacolo si intitola "Il Mistero di Sir Percival” e nasce dall'immaginare tutto quello che può avvenire su di un set cinematografico durante le riprese di un film. Da un lato, quindi, la fiction, la trama del film, con due grotteschi personaggi alla ricerca di un mistero mai svelato, e dall'altro il lavoro svolto da un gruppo di maldestri tecnici ed operatori che montano e smontano le scenografie e introducono oggetti e macchine teatrali a scena aperta.

Naturalmente, per quanto articolata, la trama non é che un pretesto per mettere in scena le possibilità espressive e comunicative dei ragazzi. Inoltre, con la rappresentazione di questa storia, si e voluto rendere più avvincente il momento di contatto degli ospiti in internato con la realtà esterna; allo scopo anche di promuovere nel pubblico un atteggiamento più tollerante, comprensivo e gioioso: niente di più lontano dai nostri intenti che una condotta commiserevole, pietistica o, peggio, demagogica verso il 'diverso'.

Prima di passare alla visione di un brano tratto dalla prima scena del "Mistero di Sir Percival", un dato tecnico sul tipo di recitazione impiegato. Dunque, le musiche e i dialoghi sono stati incisi su un nastro pre-registrato da operatori dell'istituto e da amici musicisti e attori, tra i quali anche Francesco. Pertanto, i ragazzi-attori si muovono sulla scena riconoscendo la voce del proprio personaggio ed in consonanza con il recitato. In questo modo si è offerta una possibilità di comunicazione teatrale anche a ragazzi con voci difficilmente distinguibili e con difficoltà nell'espressione verbale. Inoltre, la base preregistrata rappresenta per i ragazzi un canovaccio-guida e una sorta di suggeritore elettronico che permette loro di esprimere le proprie potenzialità mimico-gestuali in modo libero e rassicurante vediamo subito un esempi o di questo tipo di recitazione in un brano che si riferisce alla prima scena, quando Sir Percival, avendo scoperto un non ben definito ''segreto della verità cosmica", decide di intraprendere il suo viaggio alla ricerca della conoscenza insieme col suo servo Archibald Tholemus.

Scena 1 - dall'EUREKA al viaggio in ______________________________________3' 51 "

 

Come vedete, la recitazione che consegue da questo tipo di espediente tecnico si richiama, invertendola, alla tecnica cinematografica del doppiaggio. Il risultato è una sorta di "effetto cartone animato", accresciuto anche dai colori netti e vivaci delle quinte e degli oggetti di scena.

In pratica i ragazzi rappresentano fisicamente quanto viene espresso verbalmente dalle battute registrate, creando una propria gestualità libera e personale, ma consonante con il recitato. Si è preferito evitare di ricercare un sincrono perfetto tra le bocche dei ragazzi e le voci preregistrate, anche perché ciò avrebbe fatto apparire i ragazzi come dei burattini privi di personalità.

Tuttavia, mi preme sottolineare che un'operazione di questo tipo regge molto meglio in un contesto teatrale che in un ambito cinematografico o televisivo. Ciò anche perché questo tipo di gestualità così caricata e "teatrale" viene snaturata dai primi piani e dalle riprese ravvicinate tipiche della televisione e dal cinema.

D'altronde è evidente che il passaggio o dall'immediatezza e consistenza di realtà del teatro alla misura ristretta della TV non può che essere penalizzante per uno spettacolo nato per essere rappresentato dal vivo, davanti ad un pubblico che partecipa ad un evento che nasce e si sviluppa al suo cospetto; non fosse altro che per il fatto che l'occhio della telecamera è costretto a fissarsi su parti specifiche dell'intera scena, mentre l'occhio dello spettatore teatrale può abbracciare l'intera azione, vagare liberamente lungo il palco e scegliere eventualmente di seguire la persona o l'oggetto che più gli aggrada.

Lo scarto tra teatro e audiovisivi è ancor più evidente nelle scene di gruppo, come vedremo in queste prossime immagini tratte dal secondo quadro dello spettacolo, quando Sir Percival e Archie, precipitati col loro aereo, si ritrovano in una giungla popolata, da indigeni bonari e simpatici che organizzano per loro una festa con danze capriole e simulazioni di battaglie.

Vediamone uno spezzone accontentandoci, per ora: di queste riprese, per quanto scadenti, e rimandando a un futuro prossimo una visione dal vivo dello spettacolo.

 

Scena 2 - Danza rituale al leone domato ______________________________________ 9' 30''

 

Attraverso questo lungo spezzone avete potuto assistere ad alcuni dei momenti che hanno richiesto maggior tempo di allestimento. Si tratta di scene molto complesse nell' architettura dei movimenti e con una cospicua presenza di ragazzi-attori in scena. In alcune parti si trovano a recitare contemporaneamente sul palco tutti e 18 i ragazzi più alcuni degli operatori; una cosa da teatro dell'opera o da megaproduzioni milionarie rispetto alle ristrettezze economiche in cui versa il teatro commerciale e non commerciale dei nostri giorni - ma per fortuna il teatro dei ragazzi riesce ancora a concedersi certi lussi!

Le musiche di sottofondo, composte per l'occasione da Francesco Bocciero, Antonio Seller e Mario Conte, hanno aiutato a scandire i tempi teatrali ed il ritmo dei movimenti dei ragazzi sia nella danza rituale che nelle scene delle capriole e della lotta con le mazze.

Inoltre, la motivazione ludico-teatrale è riuscita a spronare i ragazzi a richiedere il massimo dal proprio corpo e disciplinare i propri movimenti sia individualmente che in gruppo. Difatti, il fatto di essere davanti ad un pubblico e il gusto di giocare agli "indiani" (con tanto di gonnellini multicolori, mazze e pupazzi totemici) è diventato un fattore motivante che ha contribuito ad incrementare le possibilità locomotorie dei ragazzi rivelando capacità fino ad allora inesplorate.

Si pensi alla scena delle capriole, dove anche i ragazzi più goffi, più grassi e con maggiori difficoltà locomotorie si lanciano allegramente sul materasso col sano gusto narcisistico di farsi vedere e applaudire. E si pensi anche alla scena della battaglia con le mazze, dove i ragazzi autogestiscono l'azione scenica scegliendosi a piacere il proprio antagonista e fingendo una lotta corpo a corpo.

A proposito dell'ultima scena dello spezzone che abbiamo visto, quella col leone, vorrei invitarvi a considerare la correttezza gestuale di Giorgio nel ruolo del domatore-danzatore. È un esempio ulteriore di come sia possibile far produrre movimenti verosimili ai ragazzi una volta che i loro gesti siano stati finalizzati e spettacolarizzati. La cosa è ancor più semplice con i bambini, in quanto essi sono abituati a imitare ruoli sociali adulti giocando a far finta di essere il papà, la mamma, il ladro, il poliziotto, l'ortolano, lo sceriffo e centinaia di altri ruoli o personaggi.

Si tratta di un gioco dall'alto valore formativo che aiuta a conoscere il mondo attraverso l'osservazione e la rappresentazione. Così, ad esempio, nel rapporto tra i due protagonisti dello spettacolo, il Sir e Archie, i due ragazzi-attori Giorgio e Cuono hanno dovuto imparare ad attingere ad un codice gestuale preesistente per rappresentare la relazione intercorrente tra un servo e il suo padrone. Si è sviluppato di conseguenza il contrasto tra la deferenza, la soggezione, la pragmaticità e la paura del servo Archie ed il sussiego un po' tronfio di Sir Percival. (Il confronto con la tradizione qui sarebbe estesissimo: basti pensare a Don Chisciotte e Sancio, Don Juan e Catalinón, Enrico IV e Falstaff, Don Giovanni e Sganarello, Phileas Fogg e il fedele Passepartout e, infine, Pulcinella e i suoi molti padroni).

In altri casi i ragazzi dello spettacolo sono stati invitati a imitare animali, popoli o perfino elementi naturali e agenti atmosferici.

Cominciamo con degli esempi riferiti all'imitazione dei movimenti degli animali.

 

Scena 3 - La gallina  ____________________________________________ 1' 20''

Scena 4 - I1 grande uccello  ______________________________________ 1' 00''

Scena 5 - Fauna marina _________________________________________ 1' 20''

 

I prossimi spezzoni si riferiscono invece a brevi quadri musicali che rappresentano la Cina, il Messico, la Spagna e Napoli sorvolati a volo di mongolfiera.

 

Scena 6 - Viaggio in mongolfiera  ________________________________ 2' 50''

 

Vediamo come ultimo esempio delle capacità espressive dei ragazzi come essi riescono a rappresentare gli agenti naturali e atmosferici. Già all'inizio avete visto come facevano le nuvole, ora li vedremo rappresentare un mare che da calmo si fa burrascoso in una scena completamente autogestita dai ragazzi.

 

Scena 7 - La barca a vela  _____________________________________ 3' 02''

 

Anche questa è dunque una scena corale. Come avete avuto modo di vedere, sono i ragazzi stessi a muovere le macchine teatrali in sintonia con il dialogo e i rumori dell'acqua e del vento. Giorgio e Cuono si muovono sulla barca e contemporaneamente fanno muovere la barca (che è in realtà una tavola in bilico a mo' di altalena), mentre altri ragazzi agitano onde e nuvole rappresentando il mutare del tempo atmosferico dal calmo al tempestoso.  La scena riassume molti dei temi fin qui trattati:

- la possibilità di una recitazione collettiva;

- il movimento complesso aiutato dalla musica e dai rumori preincisi su nastro registrato;

- la possibilità di conoscere il mondo rappresentandolo.

 

L'animazione teatrale si conferma, così, come momento ludico di grande valenza didattica e pedagogica, in quanto concorre ad esaltare e disciplinare le capacità espressive, comunicative e cognitive dei ragazzi.

Il tutto operato con divertimento e allegria, come risulta evidente nel finale dello spettacolo -quando i ragazzi si scatenano liberamente in un girotondo forsennato prima rincorsi dal regista e poi alla rincorsa del regista.

Si tratta di una scena di pura improvvisazione scandita solo dalle note di un 'can can' di Offenbach dato a velocità accelerata.

Vi invito ad osservare l'allegria espressa qui dai ragazzi attraverso ammiccamenti al pubblico, saluti, lazzi e risate. Forse è questo il segno più evidente della riuscita di uno spettacolo di questo tipo. Vediamo.

 

Scena 8 - Gran Finale  ________________________________________ 3' 40''

Scena 9 - Voce fuori campo di Wanda ____________________________ 1' 00''

"Lo scopo di questi interventi di animazione non è soltanto quello di divertirsi condividendo un'esperienza creativa, ma anche quello di contribuire a sfatare i pregiudizi sul soggetto portatore di handicap. Pregiudizi che spesso lo vedono come deviante, come persona che a causa della sua diversità influenza negativamente l'ordine sociale. Scopo di questi interventi è anche quello di evidenziare le loro capacità espressive, la loro dignità umana e la possibilità quindi di una reale comprensione con gli altri" 

 

Ho voluto appositamente lasciare a mo' di appendice questo elenco degli scopi che il nostro gruppo si è prefissato per i suoi interventi.

Aggiungerei, comunque, l'intento di spezzare la routine dell'internato e far uscire i ragazzi fuori dall'istituzione e l'intento dagocico-didattica svolto attraverso il valore formativo del gioco:

 

perché educare non é solo mettere dentro conoscenze,

ma anche tirare fuori capacità.

 

E proprio alla luce della valorizzazione delle potenzialità dei ragazzi del Tropeano, si sta già lavorando ad un nuovo laboratorio teatrale teso a far acquisire loro la capacita di usare nella propria recitazione anche il linguaggio verbale.

Si ritiene che ormai i ragazzi siano maturi per questo ulteriore passo in avanti; anche grazie all'attività svolta con la tecnica della base pre-registrata, che è stata una sorta di attività di riscaldamento che li ha allenati ad utilizzare in maniera giusta i mezzi espressivi del loro corpo.

Pertanto, stiamo già pensando ad un nuovo spettacolo (intitolato “Tebaldiade” e basato sulle tematiche dei pupi siciliani) nel quale i dialoghi saranno recitati in scena dalla viva voce dei ragazzi e le musiche realizzate ai lati del palco da operatori e ospiti dell'istituto.

 

Arrivederci dunque al prossimo spettacolo!

 


 

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